È nata da un’esigenza: aggirare le restrizioni imposte dal governo britannico, causa Covid-19, che prevedevano la chiusura di tutti i musei fino al 17 maggio.
Ma poi, come accade sempre alle idee, è rimasta in circolo…
Antefatto: il Design Museum di Londra ha subito ingenti perdite per colpa del lockdown.
Ma ha un negozio al suo interno, e quando sono state revocate le restrizioni per la vendita al dettaglio, in soli cinque giorni ha allestito un pop-up supermarket di articoli vari essenziali, confezionati in opere d’arte create da una line-up di artisti emergenti.
I proventi della vendita speciale che ha avuto luogo dal 21 al 25 aprile sono andati in beneficienza al nuovo Emerging Designer Access Fund del museo e l’iniziativa ha ovviamente avuto una grande eco mediatica.
Lattine di fagioli e maschere per il viso, detersivo per i piatti e rotoli di carta igienica, firmati da giovani e promettenti designer. “Il nostro scopo è dimostrare che la creatività è davvero un elemento essenziale per tutti: artisti e consumatori” ha affermato la designer londinese Camille Walala, che ha curato tutta l’installazione.
“Volevamo che i prezzi fossero accessibili, ciò sottolinea davvero il senso di questa iniziativa, perché è la creatività ad essere essenziale ”, ha aggiunto Natasha Curtin, vicepresidente globale di Bombay Sapphire, partner nel progetto e marchio che può vantare un track record per collaborazioni con artisti emergenti.
“Nel ’62 Warhol prese dei prodotti dallo scaffale di un supermercato per portarli al museo; perché non fare il percorso inverso oggi?”
Nello stesso spirito si è mossa anche Barilla che, con il concept Barilla d’autore, prima ha realizzato una mostra con i contributi di undici illustratori italiani e poi una limited edition di cinque pack di pasta.
“Con questa iniziativa abbiamo voluto tradurre i nostri messaggi in immagini immediatamente fruibili, trasformando il pack di un prodotto iconico, come la pasta, in uno strumento capace di diffondere in modo pervasivo i nostri valori e la nostra passione per l’arte e per la bellezza – spiega Francesco Del Porto, President Region Italy & Global Chief Customer Officer”.
Il sodalizio tra beni essenziali e design non è certo una novità (sempre Barilla anni fa affidò a Giorgetto Giugiaro il design di formati di pasta), ma quando le idee tornano, e prendono nuove declinazioni, vuol dire che siamo di fronte a qualcosa di più profondo di una trovata pubblicitaria.
Raccontare una storia, e aggiungere valori, una tradizione, un’identità culturale è imprescindibile, oggi.
Perché siamo invasi di prodotti, e cogliere la differenza tra un frollino e un altro, una scatola di fagioli e l’altra, è sempre più difficile per il consumatore.
La contaminazione tra mondi diversi, a mio avviso, è l’unica strada per uscire dall’anonimato. È un valore potente. Quando mi trovo davanti a un prodotto che racconta una parte del mio mondo, del mio immaginario, delle mie passioni o un pezzo del mio vissuto, diventa più difficile continuare ad usare gli automatismi di acquisto. Sentirmi al centro di una narrazione mi trasforma da acquirente a persona.
Io non sono un consumatore Barilla, eppure non ho potuto resistere ai Fusilli di Ale Giorgini, qualcosa nel suo tratto mi appartiene. Parla di me, a me.