Apprimma ‘a sentenza

Il 4 luglio è una data celebre: è l’Independence Day americano, un giorno leggendario per gli States e non solo. Ma questa data per me è da sempre legata a un libro che ha influenzato la mia vita, professionale e non. Sto parlando di Alice nel Paese delle Meraviglie.

Il 4 luglio del 1862 Lewis Carroll (pseudonimo di Charles Lutwidge Dogson) e il reverendo Robinson Duckworth remavano sul Tamigi in compagnia delle tre figlie del vice cancelliere dell’Università di Oxford. Una delle tre, Alice Liddell, chiese una storia per ingannare il tempo, e lui cominciò…

Così nacque il libro più incredibile, sovversivo e creativo mai scritto.

Un racconto che fa del gioco linguistico una regola, o meglio, una non-regola, e nasconde tabelline e operazioni matematiche (l’autore era anche un matematico, oltre che prete e fotografo) nelle parole di una bambina caduta per sbaglio in un mondo sotterraneo. Il romanzo fu poi pubblicato nel 1865.

Ciclicamente li sfoglio, ne ho una collezione in diverse vesti grafiche e differenti lingue, e mi soffermo su una frase che pronuncia la regina in apertura del processo al Fante di Cuori.

“Prima la sentenza, poi il verdetto!”

La uso spesso anche io, con un po’ di scoramento. La trovo una frase descrittiva della realtà in cui ci troviamo in questi anni, soprattutto per chi lavora nel mondo della comunicazione. Non siamo forse tutti più frequentemente esposti a richieste che pretendono soluzioni prima di un’analisi attenta?

Cosa vogliono in fondo, e sempre più velocemente, i nostri interlocutori/clienti?

Risposte e sentenze, anche a scapito dell’approfondimento di un concetto, e quindi di una identità definita del proprio stesso Brand.

I social sono i figli prediletti della folle Regina di Cuori di Alice e ci hanno insegnato che tutto può essere giudicato con un semplice 👍   Non serve verdetto, nessun confronto, né consultazione con una giuria. Prima la sentenza. Sempre e a qualsiasi costo.

 

Approfondire, capire, cercare connessioni fuori dalla logica consueta, insomma aggiungere la vera creatività, quella che nasce dalla fatica del pensiero e della ricerca di nuove modalità di comunicazione sembra essere sempre meno importante.

E ovviamente non lo è. Perché una buona comunicazione, così come un buon branding, nascono dalla pazienza e dall’analisi di tanti elementi che solo poi vanno a comporsi in una storia efficace e, si spera, indimenticabile.

Se cerco la frase nell’edizione in napoletano (Franco Di Mauro Editore – Alice ’int ’o Paese d’ e Maraveglie)  la regina dice: “apprimma ’a sentenza, e doppo ’a decisione”.

E oggi, il 4 luglio 2021, rispondo con Alice: “Ma che fessaria chesta penzata ‘e avé primma ‘a sentenza”.

Perché si può festeggiare ogni giorno un non-compleanno (come insegna Humpty Dumpty) ma non si può festeggiare mai una non-comunicazione.

Buon 4 luglio a tutti noi.

P.S. nell’era dei follower, vorrei evidenziare la stima delle copie di Alice in Wonderland vendute nel mondo: 100 milioni.