La Sostenibilità secondo il Cappellaio Matto

È il libro che ha influenzato maggiormente la mia formazione, anche professionale. E nonostante oggi compia ben 160 anni continua a rivelarsi di un’attualità sorprendente.

Sto parlando di Alice nel Paese delle Meraviglie e del suo geniale autore, Lewis Carroll che, il 4 luglio del 1862, remando sul Tamigi in compagnia delle tre figlie del vice-cancelliere di Oxford, per ingannare il tempo e soddisfare una richiesta della piccola Alice Liddell cominciò a raccontare una storia…

Ogni frase in questo caposaldo della letteratura (e non solo, è un raffinato trattato di logica) è un dispositivo complesso e plastico, in cui spesso ritrovo spunti fondamentali per interpretare e dare senso alla realtà. Che spesso si nasconde dietro un apparente non-senso, così come ogni giorno è il giorno buono per festeggiare un non-compleanno.

Prendiamo questo dialogo:
«Allora dovresti dire quello a cui credi»riprese la Lepre Marzolina. «È quello che faccio», rispose subito Alice; «almeno credo a quello che dico, che poi è la stessa cosa». «Non è affatto la stessa cosa!» disse il Cappellaio.
«Scusa, è come se tu dicessi che vedo quello che mangio è la stessa cosa di mangio quello che vedo!»

E noi? Nelle nostre esperienze di consumo cosa facciamo: vediamo quello che mangiamo o mangiamo quello che vediamo? E i nostri clienti, tramite noi e il nostro lavoro, dicono quello a cui credono o credono a quello che dicono?

Può sembrare un rompicapo o un furbo gioco linguistico, ma io credo di no.
Alice e il Cappellaio Matto in questo scambio di battute ci obbligano a confrontarci con un problema molto più complesso: la fiducia. Oggi noi comunicatori siamo chiamati a lanciare messaggi di sostenibilità per aziende che spesso non credono in quello che dicono.

 

 

Esattamente come un tempo “cliente” era parolina magica e le nostre campagne di comunicazione dovevano raccontare la sua centralità per ogni offerta dell’azienda (“mi raccomando, il cliente al centro”, quante volte ce lo siamo sentiti dire?)

Oggi la parola magica è Sostenibilità, un termine ombrello tanto ampio da poter contenere al suo interno diverse “battaglie”, tutte importanti, tutte urgenti.

Se mettere il Cliente al centro era un vezzo, una strategia psicologica, mettere la tutela dell’ambiente tra le priorità aziendali è un’altra cosa, è un impegno morale nei confronti della collettività e del futuro. Non può diventare un vezzo, men che meno un tormentone pronto a essere sdoganato in qualche meme su TikTok.

Oggi, ancor più di quanto non si facesse vent’anni fa, bisogna fare oltre che dire quello in cui si (dice di) crede(re).

Perché la fiducia è l’unico vero superpotere di un Brand. Non si strilla, ma si costruisce con progetti e scelte di comunicazione improntate alla sincerità.