Ho sempre amato le automobili, e ne ho avute di quasi ogni marca (Ferrari no, troppo basse!). Da giovane ero più modaiolo e negli Anni Ottanta con enorme soddisfazione riuscii a farmi regalare da mio padre la mitica Y10 (commercializzata dall’Autobianchi e poi passata in casa Lancia).
Col tempo ho sviluppato un approccio più giocoso e ironico, (sono tra i pochi che possono dire di aver posseduto una Innocenti Elba Rosso Montecarlo!), e ho scelto più di una volta Brand diciamo alternativi. Come è stato con Kia.
Era la Sportage Bianco Corfù, con il suo bel logo banalotto e “traballante” che sapeva di goffo, come quasi tutte le case automobilistiche asiatiche all’inizio del Duemila. L’ho amata molto e ne conservo un ottimo ricordo. A parte il logo che, da addetto ai mestieri, ho sempre trovato di una semplicità sconfortante.
Adesso però accade che gli imprevedibili coreani, che oggi hanno stabilimenti in sei Paesi e presidiano 190 mercati vendendo circa tre milioni di veicoli l’anno, decidano di affrontare una nuova sfida di mercato (l’elettrico) e quindi mettano mano al Brand, come è sempre necessario, quando si vuole davvero consolidare un grande investimento produttivo.
Il risultato è un “segno” molto più elegante e dinamico in perfetta coerenza con la mission aziendale, finalmente libero dal vecchio perimetro assertivo dell’ovale e sicuro della direzione che l’azienda ha scelto di intraprendere.
Peccato però che il consumatore rischi di leggere “kappaenne”, KN.
E infatti, il giorno del lancio circa 30 mila navigatori della rete hanno googlato KN, appunto. E abbiano perciò portato al primo posto, nel motore di ricerca, l’azienda di Seul.Tra le tecniche di scrittura creativa si parla spesso di Fatal Flow, il difetto, l’errore fatale che l’Eroe di ogni racconto deve compiere/rivelare fare per rendere più dinamica e avvincente la sua epopea.
Quando un’azienda fa uno svarione che coinvolge 30 mila persone al giorno (sono 20 persone al minuto!) diventa legittimo chiedersi se, per puro caso, non sia un “errore” funzionale al riposizionamento del Brand, una sottile strategia di marketing che potrebbe fare scuola.
Come riuscire a “costringere” migliaia di consumatori a “riconsiderare” il brand KIA legato ad auto di livello medio basso? Magari annegando la “i” in una vibrazione grafica che costringe ad una seconda lettura. Sarebbe bastato un piccolo intervento grafico per evitare un misunderstanding…
A non fare scuola e rivelarsi un semplice svarione c’è invece il recente Rebrading fatto da Lancia.
Anticipato con gran clamore da una scultura che dovrebbe riassumere tutta la storia dell’azienda e dei suoi modelli più iconici, riprende in maniera debole, e a mio avviso inefficace, i vecchi stilemi del precedente.
La sfida, anche in questo caso, riguarda la nuova mobilità sostenibile; il risultato è una gran confusione e un piccolo lutto per me e la mia meravigliosa Y10 di un tempo (che, proprio per questo, continuo a legare al Brand Autobianchi: Bianchina, A112, Y10… scusate se è poco!).